Sampdoria, Kasami: «Sono tornato al mio livello assoluto»
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Sampdoria, Kasami: «Sono tornato al mio livello assoluto. Il nostro obiettivo è la Serie A»

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Pajtim Kasami, centrocampista della Sampdoria, ha ripercorso i tratti importanti della sua carriera: le dichiarazioni

Pajtim Kasami, centrocampista della Sampdoria, ha ripercorso i tratti più importanti della sua carriera per poi fare il punto sul suo percorso in blucerchiato. Ecco le sue dichiarazioni rilasciate in un’intervista al sito tedesco www.20min.ch.

LIVELLO – «Sto andando molto bene. Mi ci è voluto un po’ per arrivarci e ora sono tornato al mio massimo livello, sia fisicamente che mentalmente».

OFFERTE – «Sì, ho avuto molte offerte. Ma non era una questione di soldi, altrimenti avrei giocato in Arabia Saudita. Dal punto di vista finanziario, avevo due offerte che erano davvero molto interessanti».

RIFIUTO – «Sul passaporto c’è scritto che ho 31 anni. Nel mio corpo, mi sento come se avessi 25 anni. Ho ancora grandi ambizioni nel calcio europeo per club».

OLYMPIACOS PIREO – «È un ottimo esempio di quanto velocemente le cose possano accadere nel calcio. Ho fatto delle ottime prestazioni, stavamo giocando per lo scudetto e poi l’allenatore è stato esonerato. Il nuovo ragazzo non ha più scommesso su di me».

ESONERO MISTER – «Mentalmente è stata dura per me. Stavo lavorando per raggiungere la vetta con le mie esibizioni e all’improvviso tutto era diverso. Mi chiedevo perché continuasse a succedermi questo».

SVINCOLATO – «Ad essere onesti, non ci ho mai pensato. Conosco le mie qualità».

SAMPDORIA – «Io stesso sono rimasto sorpreso dall’intensità del calcio, non paragonabile alla Super League svizzera. Gioco anche nella Sampdoria. Il più grande club della Serie B appena retrocesso. Sicuramente non dovresti commettere l’errore di cancellarmi».

PROMOZIONE SERIE A – «Naturalmente, questo è il nostro obiettivo e il mio. Ma non sarà un successo assicurato. E’ semplicemente incredibile giocare a Genova in generale. Non c’è bisogno che vi spieghi la qualità della vita al mare in Italia, abbiamo oltre 21.000 tifosi appassionati allo stadio ogni settimana, il club ha una grande storia: la mano sul cuore, questo è quello che vuoi vivere come calciatore».

PIRLO – «È sempre stato il mio grande idolo. È davvero speciale quando questo giocatore diventa improvvisamente il tuo allenatore. Raggiunge molto bene noi giocatori, il rispetto è estremo. È un allenatore calmo, ma quando parla colpisce nel segno».

QUALITÀ – «In generale, ognuno ha il proprio background. Ho anche commesso errori e mi sono fidato di persone di cui non avrei dovuto fidarmi. Ma sarò onesto con te e con tutto il rispetto, non vedo molti altri giocatori di questa generazione che hanno le mie qualità dopo Granit Xhaka, Ricardo Rodriguez o Haris Seferovic».

SVIZZERA – «La mia ultima convocazione risale a due anni fa, ero al telefono con Murat Yakin. Non mancava mai molto. Mi piacerebbe condividere di nuovo lo spogliatoio con tutti i miei amici in nazionale, ma ora mi sto concentrando solo sulle mie prestazioni al club».

RAIOLA – «È stato sicuramente la più grande influenza sulla mia carriera. Gli sono molto grato e potrei anche raccontare storie su di lui per ore. Ad esempio, una volta ero in macchina con Mino quando Pep Guardiola chiamò e si lamentò di Zlatan Ibrahimovic durante il suo periodo al Barcellona. Mino ha appena detto: «Vaffanculo!» Ha dato tutto per i suoi giocatori, ma nel frattempo il nostro rapporto si è molto rotto».

ROTTURA RAPPORTO – «Nell’estate del 2016 ero in trattativa con il Milan, ma Mino si è trasferito al Nottingham Forest. Il proprietario era un suo amico e io sono diventato una pedina».

MORTE RAIOLA – «Mi aveva messo a dura prova. Anche se non abbiamo avuto contatti per un po’, ero al funerale. Sono ancora in contatto con i suoi figli e sua moglie».

BASILEA – «Ero molto felice a Basilea. Ma l’FCB è un club che dovrebbe sempre puntare a vincere lo scudetto. Ma poi i giocatori chiave sono stati venduti e le ambizioni sono cambiate. All’interno del club sono successe cose che non riuscivo a conciliare con me stesso. Poi mi è stato detto che dovevo andarmene, ma sono io che volevo andarmene».

ULTIMA PARTITA – «La situazione all’FCB mi ha messo a dura prova e purtroppo quest’ultima partita ne è stata un grande riflesso. Il Basilea è l’unico club in Svizzera con un respiro internazionale. Mi è piaciuto molto. Per me è e rimane il più grande club del paese».

PERCORSO – «Taulant Xhaka e Michael Lang sono miei buoni amici. Certo, ho sofferto con loro e ho potuto capire molto bene quello che hanno dovuto passare nelle ultime settimane. È brutale. Ma si spera che ora le cose stiano migliorando».

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