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2014

SportWeek – Ferrero e l’Europa: «Se non ci andiamo, prima ci pensa Sinisa e poi…»

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Alla vigilia della partenza della Serie A, Massimo Ferrero è sotto i riflettori. Tra i personaggi nuovi che si sono affacciati sul calcio italiano, lui è sicuramente quello che desta più curiosità. In tal senso, SportWeek ne ha approfittato per fargli un’intervista e cercare di capire meglio il profilo del neo-patron blucerchiato. Uno che sembra sempre divertirsi: «Io quando mi sveglio già canto. La vita è un dono di Dio che ci dobbiamo godere. Da piccolo devi dà retta alla mamma, da grandi ti sposi e c’hai ‘na rompicoglioni vicino… se riesci a fa’ degli slalom, ti diverti». Forse è il divertimento che l’ha spinto nel mondo del calcio: «Sono entrato perché cinema e calcio sono la stessa cosa. Il campo di pallone è un film che si gira tutte le domeniche».

PREGI E DIFETTI – C’è chi descrive Ferrero come cattivo e spietato: «Io ho sempre fatto solo del bene. I miei nemici sono solo persone meno fortunate di me, che parlano e non producono». Sul peggior difetto: «Ce li ho tutti». E la qualità migliore: «Sono proprietario del mio tempo». Ferrero ha detto sempre di esser nato povero e che morirà da ricco, ma non conferma: «No, morirò da ricco povero». Di fronte al mondo ipocrita del calcio, Ferrero ha anche detto di non temere nessuno e di non scendere a compromessi: «Proprio per questo dico che il calcio è la guerra dei poveri. Io dico quello che penso, anche se non paga. Devo capire che mandare uno affanculo o dirgli “sei improbabile”, è la stessa cosa. Spesso scelgo la prima soluzione».

TRAM E STADI – Le prime tre cose che il presidente ha capito del calcio: «Che è spietato, parecchio improvvisato e pieno di impostori. Gente che si sveglia la mattina e ti fa: lei non sa chi sono io». Il riferimento forse è a qualche collega: «Io non ho colleghi. Mio fratello c’ha colleghi, perché guida l’autobus. Io penso soltanto che tutti insieme dobbiamo fare del calcio un grande spettacolo, un grande film. Abbiamo una folla di ragazzi e di famiglie per bene da riportare allo stadio». Ci si chiede come si possa fare e Ferrero indica la strada: «Non ho la formuletta magica. Ma iniziamo col garantire stadi più funzionali, con servizi migliori dentro e fuori all’impianto. Sono entrato nel Ferraris: il drenaggio non va, nella tribuna d’onore ci stanno fili scoperti e sedili rotti: vergognoso».

TIFOSI E PASSATO – Continua il numero uno della Samp: «Dobbiamo isolare i delinquenti. I delinquenti nun sò tifosi, stanno là solo pé disturbbà. Ogni tanto se sente parlà di sti no global: ma chi sò, che vor ddì no global? Pure ai miei tempi, nel ’68, c’era gente che si infiltrava per seminare scompiglio». Ferrero spiega il perché manifestasse all’epoca: «Per un’Italia migliore, per uno sviluppo economico serio… perché ero figlio di un signore che si alzava alle 4 del mattino e andava a lavorare. Mio papà era tranviere e farlo era faticoso: c’ero uno sterzo grosso così».

CAMBIAMENTI – Il patron blucerchiato vorrebbe cambiare qualcosa nel calcio: «Farei iniziare prima il campionato. Poi riporterei la A a 16 squadre… oppure la lascerei così ma farei un campionato europeo: noi contro le spagnole, le tedesche, le inglesi… A che servono la Serie B, la Serie C del nonno… Diamo piuttosto ai ragazzi la possibilità di fare sport senza esser penalizzati – commenta il numero uno della Samp -. Io sto investendo per trasformare il centro sportivo di Bogliasco in un’università del calcio. I nostri giovani li mandiamo a prendere col pullman della società per ottimizzare i tempi e ridurre le spese della famiglia. Terza cosa, cambierei il mercato: oggi dura tre mesi. Ma perché? A luglio e agosto annamosene in vacanza! Tanto si sa che gli acquisti veri si fanno nelle ultime due settimane. I mercati, quelli bboni – Toronto, l’America, Cannes: quelli del cinema – non durano 9 settimane».

PASSATO E ROMA – Ferrero si è appasionato al calcio per la passione della gente e racconta la sua infanza nel quartiere Testaccio: «E’ vero, sono nato lì. A 8 anni scappavo di casa pe’ anna’ a Cinecittà con Giuliano Gemma. Ho recitato in Arrivano i titiani, un film del ’62. Ho sempre tifato Roma, ma ho la fortuna di essere uno che ama il buon calcio. Perciò ho preferito la Samp alla Roma: ogni giorno che passa amo un po’ di più la Samp». Tra due settimane ci sarà la prima al Ferraris contro il Torino: «Come i poveri che non soffrono perché abituati, io non mi emoziono mai perché sono cresciuto in teatro. Ma sono sicuro che, il giorno della partita col Torino, se sapessi piangere, piangerei».

LOTITO E IL CINEMA – Tra Lotito e Ferrero, è un bella sfida di battute e citazioni: «Lotito è sempre incazzato. Uno che gira con quattro o cinque telefonini e risponde a tutti alla fine non capisce niente. E’ un grande lavoratore, mi chiama, mi coccola molto perché ha paura che gli rubi la scena. Ma può stare tranquillo: io amo volare basso e schivare il sasso». Ci si chiede se abbia legato con qualche presidente in quest’inizio alla Samp: «Vado d’accordo con tutti, tranne con uno che vuol fare.. il prezioso (riferimento a Preziosi, numero uno del Genoa, ndr)». Se la Samp fosse un film: «I protagonisti». E se Mihajlovic fosse un regista, Ferrero saprebbe cosa fargli fare: «Uno d’azione, perché il calcio è azione. E un thriller, perchè lui è uno stratega imprevedibile. Alla commedia ci penso io».

ATTRIBUTI E INNO – Tra i giocatori, Ferrero non fa distinzioni su chi avrebbe le capacità di attore: «Tutti. Sò tutti belli». E Ferrero ritaglia per sé un ruolo d’onore in una grande pellicola: «Momenti di gloria». La sua storia parte da lontano: «Da un monopattino, due pezzi di legno e una discesa dell’Aventino». Definito vulcanico, istrionico, guascone e vanitoso, Ferrero si riconosce in pochi di questi aggettivi: «Vulcanico no, perché non c’ho la lava. Istrionico non so cosa vuol dire… Guascone mi pare ‘na stronzata… Vanitoso forse prima; ora piuttosto sono comatoso». Ci si chiede se veramente cambierà inno alla Samp: «Non ho mai detto che non mi piacesse, ho solo incaricato degli autori di produrne uno più allegro. I tifosi sceglieranno il loro preferito e così manderemo in pensione (comincia a cantare, ndr) Ma il cielo è sempre più bluuuu…»

ERRORI E FIGC – La cosa di cui va più fiero nella vita: «I miei figli. Sono sei, due adottati. L’ultimo, Rocco, ha un anno. E poi i miei film. Infine la Samp». Gli errori che non rifarebbe: «Tanti. L’ultimo è questa intervista». Produttore dei film di Tinto Brass, il culo è una componente importante nel calcio: «Tanto. Senza chiappa, al 91′ non si butta la palla dentro». Nelle elezioni FIGC, prima ha detto sì a Tavecchio, poi no, infine lo ha votato: «La verità è che quando ho messo piede in Lega ho trovato grande confusione: presidenti spaventati, un po’ annoiati e un po’ indifesi davanti alla grande energia di Lotito, il maestro d’orchestra. Io, nuovo, ero un orfano in mezzo a tante piccole fazioni. Ho detto: «Basta, votiamo i contenuti». Così abbiamo fatto. Dopo la frase di Tavecchio, ho ribadito che la Samp non vota la persona, ma i contenuti».

POLITICA ED EUROPA – Nel 2006 Ferrero rifiutò di produrre un film molto critico sul presidente del Milan, Silvio Berlusconi: «Io non voglio arrecare dispiacere a nessuno. Tanto più se è stato presidente del Consiglio. Ma può darsi che la verità sia un’altra: che non abbia trovato chi lo distribuisse». Si dice che Ferrero votasse D’Alema: «Sò cresciuto in un certo periodo e con una certa cultura. Ma non voglia fà ‘na ruffianata e te dico che sò renziano. In Italia si salta sempre sulla tigre che è in auge». Ci si chiede come vorrebbe esser ricordato: «Come uno che s’è fatto un culo a secchi e fa le cose e non le dice, tipo il padiglione al Bambin Gesù e un ospedale in Brasile». Ultima cosa, il messaggio ai giocatori: «Ho detto loro che se non mi portano in Europa prima li mena l’allenatore e poi li meno io».

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