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10 maggio 2015, la Sampdoria “rossa” e corsara a Udine

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In un campionato di grande impatto, il 4-1 della Sampdoria a Udine è l’ultimo barlume di spettacolo della gestione Mihajlovic: un ricordo

Erano i tempi della coppia di rilievo Muriel-Eto’o, della rincorsa all’Europa League e di Sinisa Mihajlovic in panchina. Nonostante le tante chiacchere, non si aveva la piena certezza che sarebbero stati i suoi ultimi giorni sulla panchina della Sampdoria; tuttavia, le voci di mercato volavano e alla fine hanno portato il serbo a scegliere il Milan, in un’avventura che gli ha regalato gioie e soprattutto un dispiacere finale, con l’inspiegabile esonero a qualche giornata dalla fine del 2015-16. Dall’altra parte, la Sampdoria ripiegò su Walter Zenga per centrare l’Europa, con l’infausto 4-0 subito sul neutro di Torino dal Vojvodina; una stagione che poté solo peggiorare, nonostante l’esonero dell’Uomo Ragno e l’arrivo di Vincenzo Montella, alla sua terza esperienza con i colori blucerchiati. Eppure, in quel giorno di primavera, ci siamo sentiti forti come a inizio campionato. Ed è un giorno nel quale si sono spezzati tanti sortilegi.

MALEDETTA UDINEL’Udinese è stato un rivale classico della Sampdoria durante gli anni 2000 nella corsa all’Europa. Spesso ci è andata male (la Champions sfumata nel 2005 o la Coppa UEFA persa nel 2004 nello scontro casalingo al “Ferraris”), altre volte ce la siamo cavata (il 3-0 del 2007-08 al “Ferraris” è una bella rappresentazione della superiorità blucerchiata in quella stagione. Tuttavia, Udine ha rappresentato spesso un campo funesto per la Sampdoria nelle ultime annate: il 2-0 subito nel 2011 fu solo l’antipasto della fine, culminata con la retrocessione per il Doria e con un quarto posto per il club friulano. E soprattutto la Sampdoria ha ottenuto solo una vittoria nelle ultime 11 sfide (quel famoso 3-2 dell’anno della Champions, con tanto di Mago Zurlì e gol di Semioli a decidere la contesa) quando si presenta il 10 maggio 2015 al “Friuli”, che nel frattempo sta diventando la Dacia Arena che oggi conosciamo. E non c’è solo l’Udinese, ma c’è pure la maledizione Stramaccioni, tecnico contro il quale la Sampdoria non ha mai vinto; anzi, spesso le delusioni contro l’allenatore romano sono arrivate con beffe o partite inguardabili delle sue compagini.

RISCATTO E ULTIMO ATTO – L’Udinese è in una posizione di classifica scomoda, mentre la Sampdoria rincorre l’ultimo posto in Europa League con la famosa casacca rosso-cerchiata. Un gol di Soriano su ottima percussione di Wszolek apre la contesa, con i friulani che annaspano sotto il peso della pressione per una salvezza che non è ancora del tutto sicura. Il centrocampo tutto muscoli degli ospiti – Duncan, Acquah e Palombo – annichilisce gli avversari, che rischiano più volte di capitolare e Muriel manca il gol dell’ex. Una decisione discutibile annulla il pareggio di Thereau, ma da lì la Sampdoria chiude la contesa: l’ingresso di Luka Djordjevic è decisivo, sia per l’assist a Soriano del 2-0 che per il quasi-gol del 3-0 (sarebbe stato il primo del serbo in A). Il Doria manca clamorosamente il gancio del k.o., ma alla fine i gol di Acquah e Duncan suggellano una vittoria meritata. In mezzo, un rigore poco chiaro assegnato all’Udinese e trasformato da Di Natale. Da lì, la Sampdoria annasperà fino a fine stagione, raccogliendo appena due punti in tre gare, ma quella domenica rimane nella mente di molti tifosi, che sperano domani di poter nuovamente esultare per un successo alla “Dacia Arena”.

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