Viviano: «Bruno Fernandes? Alla Sampdoria era poco intenso»
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Viviano a tutto tondo: «Bruno Fernandes? Alla Sampdoria era poco intenso»

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Emiliano Viviano, ex portiere blucerchiato, ha rilasciato una lunga intervista a TMW Radio. Ecco il suo ricordo di Fernandes alla Sampdoria

Emiliano Viviano, ex portiere della Sampdoria e attuale estremo difensore del Fatih Karagümrük, ha rilasciato una lunga intervista a TMW Radio. Ecco le dichiarazioni dell’ex blucerchiato.

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FAITH KARAGUMRUK – «Mi hanno chiamato da questa squadra che neanche io conoscevo. Poi ho scoperto essere storica, del quartiere principale di Istanbul, dove c’è il Gran Bazar. Erano un po’ in disarmo ma il nuovo presidente li ha portati dalla C alla A turca. Mi hanno inseguito, ho accettato e sono rimasto molto contento: strutture incredibili e qualità, forse c’è meno organizzazione rispetto all’Italia. Mi sto divertendo, anche perché la città è meravigliosa».

COMPAGNI DI SQUADRA – «Biglia e Zukanovic? Secondo me non saranno nemmeno gli ultimi: guardano tanto al nostro campionato, gli piace tantissimo la mentalità italiana. Penso già nel prossimo mercato potrebbe arrivare qualcun altro».

OFFERTE DALLA SERIE A – «Qualcosina c’era, ma tra problemi della pandemia e incertezza generale… Presidente e direttore sportivo mi hanno chiamato ogni giorno per due settimane, come facevo a dirgli di no? Un po’ scettico ero, ma sono molto sincero: mi trovo veramente bene».

CRISI FENERBAHCE E GALATASARAY – «Assolutamente. Hanno problemi economici notevoli: il Fenerbahce, per esempio, non vince da otto anni, mentre le altre due hanno molti debiti. Se guardate anche la classifica dell’anno scorso, è tutto molto aperto».

PERIODO FUORI DAL CAMPO – «Tra i miei pregi c’è quello di essere sempre in partita con la testa, poi ovviamente è servito tempo: nel primo mese di ritiro ho fatto una fatica cane… Ma ora mi sento bene, ultimamente ho fatto belle prestazioni. Anche ieri sera mi hanno premiato come migliore in campo».

CAMPIONATO TURCO – «Per i soldi che spendono, questo campionato dovrebbe essere molto più in alto. C’è grande disponibilità economica, anche tra le piccole realtà. C’è però un po’ di approssimazione: sono molto focosi, tendono a cambiare subito se le cose non vanno bene. Poi magari sbagliano perché danno tanti soldi a grandi nomi che però arrivano senza stimoli. Qui comunque è tutto in evoluzione e in progresso, l’unico problema è il traffico!».

PRANDELLI – «Speravo che tornasse ad allenare in generale: l’ultima volta che l’avevo sentito mi sembrava un po’ affranto dalla piega del calcio. Per me è grande allenatore e brava persona, so quanto tiene a Firenze: dobbiamo avere un attimo di pazienza. Ha cambiato modulo, stile di gioco e di lavoro: le prime due partite non sono state facili né buone, ma se gli diamo tempo farà sicuramente ottimi risultati, anche perché i giocatori ci sono. Speravamo che il processo prendesse un po’ meno tempo…».

FIORENTINA – «Quando si parla di calcio, non è fantacalcio né Football Manager. Secondo me la Fiorentina non è completa, e mi pare l’abbiano detto o fatto capire anche direttore e allenatore. Sono convinti troveranno una quadra, ma ci sono numerose situazioni di incertezza, penso ad attaccanti e alla difesa da tre a quattro, che in condizioni normali non avrebbero portato troppi strascichi. A Milano secondo me la Fiorentina non ha giocato male, Donnarumma è stato il migliore in campo. Tifosi delusi? Da tifoso lo sono, ma come lo saranno tutti lì dentro. Però farne una tragedia non credo porti alcun bene, serve portare Ribery al suo miglior livello, così come i vari Callejon, Castrovilli, Amrabat…».

FUTURO DA DIRETTORE – «Ogni tanto ci penso, ma io amo il campo, e per il mio futuro pensavo più a un ruolo da allenatore».

SASSUOLO – «Realtà emergenti? qualcosa emerge. Penso ad esempio al Sassuolo di De Zerbi: è un amico, ma penso che non rimarrà lassù fino in fondo. Erano partiti molto bene, ora hanno perso con l’Inter e come dice l’allenatore è fondamentale che non perdano entusiasmo. Può esserci la qualità, ma senza fiducia manca il coraggio per provare certe giocate».

ERIKSEN – «Il punto è che l’Inter non può aspettarlo, né girare la squadra intorno a lui, visto che l’allenatore non è uno che scende a compromessi. Se fa la mezzala, gli serve dell’intensità in più che lui magari non ha avuto. I ritmi tra Premier e Italia sono diversi: in Inghilterra sono più alti, ma qui in Italia c’è un’attenzione unica alla tattica. Magari Eriksen, in un altro sistema, sarebbe più adatto».

BRUNO FERNANDES – “Ero uno dei pochi che lo sosteneva… Bruno ha sempre avuto tutto, solo che è arrivato in Italia e gli mancava la tattica e l’intensità. L’ha imparato e ora è esploso, anche perché lui ha tutto: destro, sinistro, tecnica ma anche una corsa incredibile. Lui è un leader tecnico, quello che forse mancava al Manchester United».

DONNARUMMA – «Se può diventare più forte di Buffon? Potere, può. Per me la cosa che rende Buffon il migliore, è la quantità di anni in cui ha reso a livello pazzesco: vent’anni. Io ritengo Donnarumma non forte, fortissimo. Ma non mi piace nemmeno affibbiare etichette. Spero per lui, che è un bravo ragazzo, che possa riuscirci».

MARADONA – «Ricordo benissimo l’esultanza davanti alla telecamera nel ’94, anche perché lì c’era pure Bati in campo (sorride, ndr). Non so se è stato il più grande tecnicamente, ma è stato il più grande. Punto e basta: rappresentava l’Argentina, la voglia di difendere il suo paese, ma poi quel carisma… Io nel mondo del calcio non ho mai sentito nessuno parlarne male».

I GIOVANI IN ITALIA – «Io ho giocato nell’Arsenal, una delle squadre più grandi d’Inghilterra e la pressione era vicina allo zero. Vivi in un ambiente ovattato… Qui invece, in confronto, le pressioni sono un miliardo. A volte però esageriamo nelle tutele… Comunque devo dire che in Inghilterra di ragazzi bruciati ce ne sono tanti».

CHI VINCE IL CAMPIONATO – «Vedo l’Inter un pelo sopra le altre. C’è tempo, ha scelta e possibilità di girare. Se poi dovessero uscire dalla Champions… Non sottovaluterei neanche il Napoli».

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