Yoshida: «La Sampdoria è speciale. Quagliarella come Cristiano Ronaldo»
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Yoshida: «La Sampdoria è speciale. Quagliarella come Cristiano Ronaldo»

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Maya Yoshida, difensore della Sampdoria, si racconta tra le pagine del Corriere dello Sport: dal Giappone all’esperienza in blucerchiato

Maya Yoshida si racconta tra le pagine de Il Corriere dello Sport. Il difensore della Sampdoria ha a parlato a cuore aperto: dagli inizi in Giappone fino all’arrivo a Genova sponda blucerchiata.

HOLLY E BENJI – «Del famoso cartone giapponese mi piaceva di più Mark Lenders».

MIURA – «Prima di venire alla Sampdoria gli ho scritto un messaggio e mi ha risposto che Genova è una città bellissima, di godermi il momento. Lui per me è un esempio. È incredibile, a 53 anni, gioca ancora. Non credo di potercela fare».

ZACCHERONI – «Mi ha aiutato sotto tutti i punti di vista: tattico, psicologico, e professionistico. Purtroppo a causa del Covid non siamo riusciti ancora a vederci in Italia».

RANIERI – «Come Zaccheroni sono persone rispettabili e tranquille, gentili. Zaccheroni ha vinto un campionato con Milan, Ranieri col Leicester. Ho trovato Ranieri ancora molto umile, ma anche deciso e appassionato. Non è scontato alla sua età».

SAMPDORIA – «Di speciale c’è innanzitutto la maglia, che è veramente la più bella del mondo come si dice. In Giappone seguivo di più la Premier però già all’ora avevo imparato i nomi delle squadre di Serie A grazie a Nakata e Nakamura. Di nome conoscevo anche Fabio Quagliarella, ma non lo avevo mai visto giocare: fantastico, segna sempre».

IDOLI «Stojkovic, il numero 10 jugoslavo. Dopo il Marsiglia venne in Giappone, nel mio vecchio club: il Nagoya Grampus. Cercavo di imitarlo, come tutti quelli delle giovanili, oltretutto in quel momento giocavo a centrocampo. Ma non ero così bravo, infatti in seguito mi hanno spostato in difesa. Seguivo parecchio anche le partite della Premier. Gerrard era uno dei miei preferiti: ho fatto in tempo ad affrontarlo e, dopo 5-6 anni d’ascesa, sono riuscito a scambiare la maglia con lui».

RONALDO – «Sarebbe ottimo per il calcio giapponese e l’economia. Ma anche per CR7: sperimenterebbe un mondo nuovo e una cultura diversa. il Giappone è in grado di ispirare positivamente gli stranieri. Penso a Wenger, Soijkovic, Zaccheroni».

SUGGERIMENTO – «Kagawa, l’ex Borussia Dortmund e United. Mi piacerebbe averlo qui con me. Giocassimo insieme nella Sampdoria, sarebbe importante per gli sponsor e quindi per la società. Costa poco, ha molta esperienza, ed è ancora giovane. Soprattutto per gli standard italiani. In Serie A ci sono diversi giocatori più vecchi di me, sopra i trent’anni. In Premier a quell’età si fatica a trovare una quadra, c’è più competizione. Mentre in Italia se hai 32-35 anni sei un giocatore ancora rispettato. Penso a Quagliarella, Ibra, Ronaldo, Dzeko… Qui tanti attaccanti non corrono come quelli del campionato inglese, però sono tecnici e precisi in area di rigore. Se hanno un’occasione da gol, rischiato di farti male. Per questo motivo Ibra è ancora Ibra e CR7 è ancora CR7. Da quando gioco in Serie A sono molto più concentrato in area».

ITALIA – «Mi ha colpito il modo di guidare. È diverso rispetto al Giappone e all’Inghilterra. Soprattutto qui a Genova, dove i sono molte strade strette. Nel mio vecchio club giapponese avevamo come sponsor la Toyota e il miglior giocatore dell’anno vinceva una vettura. Era quello il mio sogno, all’epoca. Adesso sono ambasciatore per la Land Rover in Giappone».

SOGNO – «La coppa del Mondo con la Nazionale. E poi mi piacerebbe conquistare il mio primo trofeo a livello di club».

SOLDI – «Il primo stipendio l’ho speso tutto per regalare una stilografica a mio padre .Dopo sono dovuto stare sempre a casa per un po’ non avevo più soldi per fare altro».

 

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