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Editoriale

Il capitolo più basso dell’anno

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Sebbene fosse nell’aria che la peggior Sampdoria di quest’anno potesse cadere dinanzi al miglior Benevento di quest’anno, confrontarsi con questa sconfitta fa veramente male

Che ci fosse qualcosa che non andava era sotto gli occhi di tutti: la vittoria con la Spal è stata, quindi, soltanto un modo per mettere una pezza su un momento infelice. Stavolta non è colpa del campo, perché non giocavamo a Marassi, e non possiamo nemmeno dare la colpa alle assenze: Zapata, Strinic e Torreira, in corsa, non possono essere gli unici a tenere in piedi una squadra e non sono stati gli unici a permetterci di arrivare al sesto posto, che ora sta per esserci strappato malamente. I due ex Napoli sono sicuramente fondamentali per lo scacchiere di Giampaolo, ma bisogna imparare che la coperta troppo corta si paga. Qui, però, la Sampdoria sta pagando qualcos’altro, qualcosa di più grande: lo smarrimento più totale. Se è un problema fisico, il che sicuramente si riversa poi sulla testa, allora bisogna puntare il dito contro la preparazione atletica: andare a mille per i primi sei mesi di stagione e poi crollare, andando con il freno a mano inseriti, non è assolutamente ciò di cui ha bisogno questa squadra.

La sconfitta con il Benevento è tremenda, perché arriva contro la squadra con meno punti d’Europa: praticamente siamo stati surclassati da chi la Serie A la sta giocando nel modo più compassato possibile. Per quanto i sanniti, quindi, pare abbiano trovato il modo per uscire da questa crisi durata un girone intero – ossia l’ex Salernitana Coda – il divario tecnico messo in campo doveva emergere subito, doveva farsi notare. Invece abbiamo subito tre gol e due pali, dimostrando come nel secondo tempo la squadra non sia proprio scesa in campo: questo è un problema atavico, che la Sampdoria di Giampaolo si porta dietro da sempre, ossia il giocare un solo tempo e concederne un altro. È successo con l’Inter a San Siro, è successo con la Juventus in casa, è successo con il Benevento ed è accaduto tantissime altre volte, e altrettante volte continuerà a succedere. Adesso, però, con la sosta a nostro favore bisogna assolutamente ritrovarsi e capire che le urla di Ferrero dopo la gara persa di ieri pomeriggio non sono solo venticelli, anzi. Ripartiamo con il recuperare i giocatori infortunati, quindi a inserire nuovamente nella formazione titolare Zapata, Strinic e Linetty: speriamo di recuperare Torreira quanto prima e andiamo a riprederci questo sesto posto che avevamo conquistato con grande ardore e passione e che ora stiamo lentamente depauperando. L’Atalanta, d’altronde, ci ha raggiunto; lo scontro diretto con la Fiorentina, alla ripresa, sarà il crocevia fondamentale di questa stagione.

In ultima analisi si spera che il mercato possa darci una mano: la Sampdoria ha dimostrato, a oggi, di non avere riserve all’altezza dei titolari: in difesa la coperta è davvero troppo corta, un po’ come quella di Spalletti all’Inter. Infortunatosi Strinic siamo costretti ad affidarci a Regini esterno o Murru, ma dinanzi a un Ferrari fuori forma ci ritroveremmo, poi, senza un difensore centrale. E peccato, dico, per Sala perché l’ex Hellas era riuscito a inanellare una serie di prestazioni positive, partendo dalla Coppa Italia fino a ieri, quando ha deciso di regalare prima metri preziosi a D’Alessandro e poi la superiorità numerica al Benevento. È palese che anche lì, a destra, manca qualcosa. Liberarsi degli esuberi innanzitutto, quindi, da Dodô a Djuricic (che però potrebbe andare via a parametro zero a giugno), mandare in prestito chi non avrà mai modo di esprimersi in questo modulo (Capezzi in primis) e cercare nuovi innesti che possano dare a Giampaolo la possibilità di variare e di poter cambiare anche in corso. Perché dei soliti cambi scolastici, delle sostituzioni elementari, non ce ne facciamo nulla in una gara come quella di Benevento.

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