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2015

Contiamo tutti fino a 10…

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Facciamo così, dopo l’umiliante 5-1 di Torino contiamo tutti fino a dieci. Tutti. E allora prima di esprimersi cominciamo: uno, due, tre, quattro… Magari facciamo così, ripartiamo dall’inizio: uno, due, tre… Troppo brutti per essere veri, anche se l’espressione invoglierebbe a pesarla così, questa partita: giornata stortissima, tutto da buttare, pronti a ripartire e via, testa al Sassuolo. Ma non è così che la sconfitta coi granata va presa, a mio avviso. Perché su questo ko credo sia necessario soffermarsi con maggiore attenzione, magari preoccupandosi anche un poco più del dovuto ma riflettendo a fondo. Dopo aver contanto fino a 10, chiaro. Anche perché, fermandosi prima, dal cumulo di rabbia si rischia l’infarto.

Contiamo tutti fino a 10, allora. Lo facciano i tifosi: i più feriti e immeritevoli di una lezione del genere. Mai come in questo momento (lo avevo già sottolineato dopo Palermo) serve quella maturità che fa di una piazza una grande piazza. Diventare grandi è difficile, e allora va data retta a capitan Gastaldello, in lacrime a fine gara per l’addio (a proposito in bocca al lupo Daniele, e grazie di tutto): “Sosteneteli, aiutateli“, ha detto.

Contiamo tutti fino a 10, lo ripeto. Lo faccia Ferrero: che ci ha messo irruenza, questo sì, ma ci ha pure messo faccia, cuore e risorse. Che ha dato il massimo, senza dubbio alcuno. Conti fino a 10, il presidente, così come i tifosi. Lo faccia pure Eto’o, e ora vi spiego. Il “caso Gabbiadini” a Napoli in questa circostanza può insegnare (mai non essere abbastanza umili per imparare, aggiungo): l’ex blucerchiato ha fatto il titolare per la prima volta contro il Chievo, segnando, dopo aver scontato una logica fase di rodaggio all’interno degli ingranaggi azzurri. Giusto così. Perciò nessuno si faccia prendere dalla fretta. Samuel farà la differenza, ne sono sicuro, così come la farà Muriel, ma prima servirà quella pazienza che, nell’inconscio, nessuno in queste settimane ha avuto. Dalla carta al campo, nel calcio, deve sempre passarci un po’ di tempo. Sempre.

Infatti i 5 schiaffi la Sampdoria, a Torino, li ha presi sul campo e li ha presi eccome. E allora contiamo fino a dieci. Lo faccia Mihajlovic, il mister che ho sempre difeso e che oggi mi sento di bocciare. In tutto e per tutto. È Sinisa, a mio avviso, l’anello mancante della batosta piemontese. In primis nell’atteggiamento: Gabbiadini non c’è più e ormai lo sappiamo, una partenza pesante ma nel calcio di oggi le cose girano così. Sotto questo fronte il tecnico, con torto, da troppe settimane infila il dito in una piaga grossa, per carità, ma rimarginabile. Un intestardirsi infruttoso trasmesso anche al gruppo, alla lunga. Gruppo da 0 in pagella, contro i granata, verissimo, ma Mihajlovic ha fatto di tutto per complicarsi la vita da solo: undici di partenza sconclusionato, Bergessio esterno senza motivo e senza traccia, Eder tenuto largo e lontano dal gioco in un 4-3-3 molle e poco adatto agli interpreti, specie al trio d’attacco. Poi Duncan in panchina. Non Eto’o, la cui esclusione credo sia corretta, ma Duncan. E assieme a lui un’idea di gioco che fin qui aveva pagato. Ma l’importante (forse, e purtroppo) era far capire che Eto’o non può fare il titolare e che, in caso di giornata storta di Soriano, il 4-3-1-2 è spuntato e senza alternative valide per caratteristiche degli uomini in rosa. Insomma un’impostazione della gara cervellotica e lontana dai veri interessi del campo, troppo orientata “alla carta” e poco al concreto. Una partita, questa è la mia sensazione, preparata con la mente “sporcata” dai fattori esterni. E proprio Sinisa, che da settimane predica lucidità, è stato allora il meno lucido. Per questo credo che il 5-1 serva soprattutto a lui.

Precisazione finale. Quando dico di contare fino a 10 non lo faccio in maniera casuale. Idem quando dico che dovranno farlo tutti. Perché per costruire una bella casa ci vuole tempo e sudore. Per buttarla giù ci vuole un attimo. E mai come oggi sarebbe un peccato. Anzi, sarebbe imperdonabile.

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