Gasparin: «Sampdoria, l'obiettivo è la Serie A. Pirlo? Ha spirito»
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Gasparin: «Sampdoria, l’obiettivo è la Serie A. Pirlo? Ha spirito»

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Gasparin, ex direttore generale della Sampdoria, ha fatto il punto sul passato, sul presente e futuro del club blucerchiato: le parole

Sergio Gasparin, ex direttore generale della Sampdoria, è intervenuto a Telenord per parlare sia del nuovo corso blucerchiato che della sua esperienza nel club doriano. Le parole.

PASSATO«Riavvolgendo il film di quella situazione, all’epoca accadde qualcosa di tragicomico. Dopo 5 giornate la Sampdoria era a quattro punti dalla zona Champions League, con una media di un punto e mezzo a partita. Nacque una rottura con alcune persone dell’apparato esterno alla Sampdoria. Quella squadra aveva tutte le caratteristiche per fare bene, avevo indicato alcuni obiettivi di mercato, ma all’interno della società ci fu chi si mise di traverso. Purtroppo il grande Presidente Riccardo Garrone era già in difficoltà per la malattia e non prese posizione per quel motivo».

DIVORZIO«La Sampdoria era una realtà che sentivo particolarmente mia. Al di là di un professionista sono un uomo libero e dal momento in cui non mi fu possibile proseguire con le linee guida ci separammo. L’errore fu lasciare la società acefala, in cui comandavano tutti e nessuno e quella squadra retrocesse. Questo è sinonimo di quando si sovvertono le regole, la gestione, l’assetto base. Non venne presa una decisione e fu uno sfacelo totale e la squadra retrocesse. Lì la colpa non fu il passaggio di gestione da Marotta al sottoscritto, ma in quel momento si creò una situazione fuoriusciva dall’assetto societario per una piccola realtà di bottega. E’ concettuale: dal momento in cui imposto un programma non posso sopportare che una persona che proviene da un altro campo venga a discutere se si tratta di giocatori da Sampdoria o del compenso dei procuratori. Io mi confronto sul piano professionale, dati e numeri. Arrivarono scelte tecniche a mio avviso scellerate, comandavano tutti e non comandava nessuno. Fu quello il motivo che portò la Sampdoria dal quinto posto alla retrocessione».

PROPRIETA’ – «La Sampdoria è passata da presidenti di grande stile, eleganza e serietà di conduzione, come Colantuoni, Mantovani e Garrone, e non poteva finire a Ferrero. Non conosco in maniera diretta gli attuali proprietari, ma di sicuro si è girato pagina con altri protagonisti di tutt’altro livello. Più è forte la società, più è forte la squadra. La situazione della stagione trascorsa? Quando ci sono questo tipo di situazioni è difficile che i risultati possano essere positivi; inevitabilmente la squadra ne risente, così come i collaboratori e i rapporti. Non voglio dire che la retrocessione fosse già scritta, ma le premesse c’erano tutte».

SERIE B«Salire non è mai semplice né agevole, ma la storia della Sampdoria e la passione straordinaria della gente blucerchiata può far sì che sia un campionato da protagonista. L’allenatore ha grande spirito di rivalsa. Non è facile, la proprietà ha ragione a predicare pazienza, ma è indiscutibile che l’obiettivo è salire e costruirà una squadra per salire. E’ giusto essere prudenti, disponibili, umili, ma contemporaneamente molto ambiziosi».

STIMA«Quando mi ritrovo in queste situazioni di attestazione di stima a distanza di anni per me è più importante di aver vinto un campionato. Penso nasca in sostanza da due cose: l’essere sempre stato trasparente e credibile e poi avere lavorato prima per la società e poi per Gasparin in tutte le società in cui ho lavorato».

FUTURO«C’è bisogno che venga trasportato all’esterno il sentimento di sentirsi parte di questo ambiente e far sentire la gente parte del progetto con trasparenza, umiltà e contemporaneamente grande ambizione. Quello della Samp è un pubblico straordinario che merita una proprietà seria, credibile come i grandi presidenti del passato, che con il loro stile, eleganza e rispetto delle regole faccia sentire tutti coloro che amano la Samp parte della realtà blucerchiata».

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