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Mons. Ceccobelli: «Tifo Samp da sempre, che emozione il Ferraris»

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Pomeriggio al “Ferraris” per Monsignor Ceccobelli: «Sognavo questo giorno, da sempre tifoso della Sampdoria»

In occasione della scorsa partita casalinga contro il Bologna, sugli spalti del “Ferraris”, al fianco di Massimo Ferrero, c’era un tifoso davvero speciale. Si trattava di monsignor Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio. Da quando è andato in pensione, il tempo libero è aumentato e non si è potuto esimere dal vedere finalmente dal vivo, per la prima volta dopo tanti anni, una partita della Sampdoria davanti al proprio pubblico: «E’ una grande emozione per me – ha dichiarato ai microfoni di SampTV – questo stadio l’ho conosciuto attraverso le trasmissioni sportive in radio, quando avevo 15-16 anni. Lo immaginavo, lo sognavo, e oggi ho l’opportunità di calpestarne l’erba. Senza esagerare, sento che è una cosa bella e sono contento di essere qua».

Monsignor Ceccobelli racconta com’è nata la sua passione per i blucerchiati, nonostante la sua città natale non sia Genova: «Vivevo in Umbria, sono nato a Marsciano in provincia di Perugia: l’amore per la Sampdoria è nato perché sono stato sempre un bastian contrario, i miei amici tifavano le grandi squadre e io non volevo essere come loro. La Samp aveva la maglia più bella e aveva anche dei buoni risultati: mi ricordo che Brighenti vinse la classifica dei cannonieri per due anni di fila, c’erano Mora, Skoglund, Cucchiaroni, Bernasconi, Bergamaschi, e tanti altri. Quando le grandi squadre perdevano, era una grande sofferenza per i miei amici: per me, invece, erano normale che la Samp perdesse. Quando vinceva la Samp, perciò, era un grande festa e io mi rifacevo».

Pur non essendo mai venuto allo stadio, Ceccobelli ricorda benissimo e con grande gioia le vittorie più belle: «Ovviamente quelle degli anni ’90, con la conquista del primo scudetto, sperando non sia l’ultimo. Nel periodo del seminario l’avevo un po’ persa, avevo altro a cui pensare e non c’era l’opportunità di vederla a quel tempo. All’inizio della mia carriera ecclesiastica, però, ho avuto la fortuna di fare da segretario all’arcivescovo Lambruschini, a Perugia. Lui era di Sestri Levante e riceveva tutti i giorni “Il Cittadino”: mi sono ritrovato per 13 anni con una pagina della Samp da leggere, quindi di quel periodo so quasi tutto. Da lì ho ricominciato a seguire la Samp. Ho visto la Sampdoria dal vivo solo a Gubbio, e lì ho conosciuto Palombo. Due anni fa ero a Genova per il Congresso Eucaristico, ma non potevo certo lasciare il Congresso per venire allo stadio. Mi sarei vergognato un po’ (ride, ndr)».

Dopo aver essere stato guidato sia in campo che nella pancia dello stadio, il monsignore è andato in Gradinata Sud per benedirla. La prima impressione dei tifosi della Sampdoria, adesso sì, visti da molto vicino, è stata subito molto positiva: «Un conto è vederli in televisione, un conto è essere qui e sentirli. Tengono alto il livello del tifo, sono sportivi. Anche quando la squadra perde, loro applaudono: questo è un chiaro segno di attaccamento e amore». Infine, un appello a tutti i supporters«Se posso dir loro qualcosa, chiedo che tifino anche per me»

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