Toccare il fondo un pomeriggio a Nocera - Samp News 24
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2015

Toccare il fondo un pomeriggio a Nocera

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CITAZIONI – C’è una frase ormai trita e ritrita che dice che dopo aver toccato il fondo si può solamente risalire. Certo, adesso è più facile leggerla su un post di un’infima pagina di Facebook piuttosto che in un trattato di sociologia, ma tant’è, passano gli anni ed è sempre più vera. Si vincono Scudetti, si alzano Coppe Italia e Coppe delle Coppe, si gioisce per un’Europa conquistata o per un playoff vinto con il cuore, ma non ci si dimentica del momento buio perché nella storia di qualsiasi società calcistica ce n’è uno in particolar modo. Prendiamo la Sampdoria: ha perso una finale di Coppa dei Campioni nel modo più beffardo possibile, l’ultima volta che è andata in Champions League è stata eliminata da un tiraccio all’ultimo secondo, ha pure affrontato l’onta della Serie B rischiando un anno addirittura la retrocessione e adesso vive un’annata meravigliosa con un gruppo fantastico. Un gruppo che però era in buona parte presente il 29 ottobre 2011 a Nocera Inferiore, la pagina più nera della Samp in epoca recente sportivamente parlando.

ROSENBERG – Poco più di dodici mesi prima Markus Rosenberg nei minuti di recupero di un preliminare di Champions League già vinto aveva trovato il gol della vita, una conclusione un po’ ciabattata all’angolino basso che aveva lasciato di sale Curci e un popolo intero. Sampdoria – Werder Brema fu il primo tassello di una retrocessione clamorosa, maturata in tutto il resto del campionato e raggiunta aritmeticamente tra le braccia del Ferraris per via di un contropiede di Pinilla. Non si retrocede però con una partita, la retrocessione è un processo lento e graduale ma soprattutto triste, come tristi furono le lacrime di Angelo Palombo davanti al pubblico doriano a Marassi. Di Carlo poi Cavasin poi Atzori per la rinascita: la Serie B doveva essere solamente un anno di transizione ma nelle prime undici giornate del campionato cadetto l’impressione era che qualcuno avesse fatto male i conti. La squadra girava e non girava, non era quella schiacciasassi che tutti si aspettavano e, nonostante un sei a zero al malcapitato Gubbio – che stava preparando la gara col Pergocrema ai tempi della trasferta a Brema del Doria -, i risultati tardavano troppo ad arrivare. I nomi c’erano, il gioco e le vittorie un po’ meno e dopo undici giornate la Samp aveva 18 punti, non molti ma nemmeno pochi.

SAN FRANCESCO – Ma arriviamo al punto. E’ un sabato soleggiato a Nocera Inferiore, si gioca allo Stadio San Francesco e se pure lo stadio porta il nome di un santo allora i miracoli sono dietro l’angolo. Per la Sampdoria deve essere la partita della svolta, soprattutto per i suoi attaccanti che ancora non stanno impressionando troppo. Atzori, già sulla graticola, mette in campo un 4-4-2 scolastico che però di tattica ha ben poco visto che dopo qualche minuto i giocatori doriani gironzolano per il campo senza capirci nulla. La Nocerina in casa non ha ancora vinto e la Samp inizia il match quasi come se i Molossi fossero solo un punto di passaggio verso la Serie A: Samp quasi supponente, come se non avesse bisogno di marcare avversari che solo l’anno prima andavano in trasferta a Siracusa mentre i blucerchiati pareggiavano a Eindhoven. Al ventiseiesimo l’incubo diventa realtà: una punizione da sinistra diventa un inno all’immobilismo per la linea difensiva della Samp, Di Maio si infila e di testa batte Romero. Otto minuti e Rispoli intercetta con un braccio un altro cross da sinistra di Bolzan, Giacomelli dà rigore e Castaldo realizza. La Samp è un pugile suonato all’angolo del ring, pensava che i Molossi fossero lo sparring partner ma i ruoli si sono ribaltati. In panchina Atzori incrocia le braccia e guarda la gara senza colpo ferire mentre lo scatenato Auteri infonde grinta e cuore ai suoi, caratteristiche che alla Samp mancano di gran lunga.

4 A 2 – Non si sa cosa abbia detto Atzori ai suoi a inizio ripresa, fatto sta che la Sampdoria riprende con più piglio rispetto a come aveva finito il primo tempo – non che fosse difficile, bastava essere meno passivi. Dopo venti minuti nella ripresa Diego Farias si ricorda di essere brasiliano e di avere nel sangue i geni di Garrincha, entra in area e dribbla Accardi che invece si dimentica di aver esperienza da vendere e lo atterra in maniera ingenua per prendersi un giallo e protestare stancamente con Giacomelli per un rigore più che solare. Batte Catania e tre a zero, la Sampdoria è allo sbando. I tifosi doriani più che arrabbiarsi non ci credono nemmeno, quel Nocerina – Sampdoria che fino a pochi mesi prima sarebbe stato possibile solo in amichevole o nei primi turni di Coppa Italia sta diventando la tomba della Samp. Il San Francesco ribolle di entusiasmo, che perdura anche all’80’ al primo vero scossone dei liguri: sul primo traversone buono Maccarone stacca di testa e beffa una difesa rossonera fin lì attentissima schiacciando in gol l’1-3. Mancano dieci minuti ma la Samp ci crede. Ci crede per un minuto, perché la Legge di Murphy assume le più consone sembianze di Lorenzo Del Prete, il quale si infila come una lama nel burro nella sghemba difesa blucerchiata e batte un Romero uscito nella terra di nessuno per poter salvare l’irrecuperabile. 1-4 e notte fonda, attenuata solo dal bel gol della bandiera ancora di Maccarone a partita quasi finita. Nocerina 4 Sampdoria 2, finisce così la peggior partita mai giocata dalla squadra genovese negli ultimi dieci anni.

HAPPY ENDING – Al fischio finale di Giacomelli si sa già cosa succederà, la contestazione è dietro l’angolo. I giocatori della Sampdoria arrivano a Genova e ad accoglierli ci sono alcuni tifosi inferociti per l’andamento in caduta libera della Samp da un anno a quella parte. I fischi sono assordanti ma non sono i protagonisti. I fan doriani lanciano anche uova e patate ai giocatori e danno loro dei conigli per la pessima prestazione di Nocera. «Andate a lavorare» e «Tirate fuori i coglioni» vengono ripetuti in modo estenuante, i tifosi davvero non ne hanno più. Se c’è davvero qualcosa di crudele è far passare qualcuno da uno stato di gioia e ebbrezza a uno di rabbia e scoramento nel minor tempo possibile, come è successo proprio alla Samp tra il 2010 e il 2011. Ma ogni volta che si tocca il fondo si può solo risalire, bisogna pur risalire. Gianluca Atzori durerà solo fino alla quindicesima giornata, la sconfitta con il Vicenza sarà decisiva per il suo esonero e per l’arrivo di Giuseppe Iachini. A gennaio la società opererà un repulisti completo e i risultati non tarderanno ad arrivare. In attacco giocherà una coppia formata da un oriundo e un leccese recentemente vista in nazionale. Il 9 giugno 2012 Pozzi segnerà un gol storico all’Ossola di Varese e quasi tre anni più tardi la Sampdoria lotterà per tornare in Europa. Il lieto fine sarebbe davvero meritato.

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