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2013

A salvarci sarà il bello

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Ogni giorno la nostra mente, la nostra bocca, forgia e trasmette a chi ci sta attorno un concetto e un giudizio riguardante un oggetto, una persona, una visione, un determinato aspetto usando il metro di giudizio della bellezza. Lo facciamo perché siamo capaci a dare giudizio, perché la nostra mente è immediatamente spinta a comunicare qualcosa con il metro di giudizio che risulta essere universale. Ma quanto spesso ci fermiamo a domandarci e a domandare cos’è il bello? È un concetto vero. Il bello è il vero. 

È vero quindi che la Sampdoria ieri ha pareggiato zero a zero all’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo con l’Atalanta, ma ciò non è altrettanto bello. C’è chi ha voluto giudicare come prezioso questo punto, vedi Angelo Palombo, vedi altri tifosi, ma c’è chi, giustamente, non si è voluto accontentare, vedi Delio Rossi. Per me Delio Rossi è vero, non è un uomo di facciata, non un uomo che cerca le classiche parole di circostanza: «È stata una bella partita con un avversario difficile e il risultato è giusto». Delio Rossi non lo dice. Lui non scende in campo per un punto, lo ammette, e striglia la squadra, perché la vittoria la voleva. Delio Rossi è vero ed è, quindi, bello.

Non è bello vedere un Eder sceso in campo per il pareggio, perché se fai più lavoro a centrocampo che in attacco significa che non sei schierato con la propensione ad offendere, ma sei incline al nervosismo di fine gara. Non è bello vedere Icardi sovrastato fisicamente da Stendardo, laddove forse Maxi Lopez avrebbe potuto superare a spallate il dottore in Giurisprudenza di Napoli. Non è bello nemmeno assistere a un Poli non tanto in giornata e soffocato dal centrocampo avversario. È invece sicuramente affascinante notare come Berardi si sia impegnato nel ruolo non suo, perché con Delio Rossi quando si è chiamati in causa si dà tutto: l’occasione te la dà, poi la sfrutti tu. Delio Rossi in questo è vero. Ed è, quindi, bello.

Non è altrettanto bella la classifica, per quanto sia vera, ma semplicemente perché la bellezza prima o poi deve assumere un’accezione soggettiva: non si può parlare di una bellezza universale ai giorni nostri. La classifica invocava una vittoria sull’Atalanta, per staccarsi dal gruppeto dei 35 e legarsi a quello dei 38, ora formato da Parma e Cagliari, e magari avvicinare i 42 che ora sono dell’Udinese. Mancherà anche una partita, ma è con l’Inter, non proprio contro il Santarcangelo di Romagna, che non me ne voglia, avendo anche dato i natali a Nicola Pozzi. La classifica, quindi, per quanto suggerisca che oramai la retrocessione sia una questione legata soltanto a Genoa, Siena e Palermo, con otto giornate alla fine non mi esalta.

Resta però la bellezza di Delio Rossi, la bellezza in quanto verità. Quella verità che ci ha condotti fino a qui e che, a salvezza raggiunta, potremmo fregiarci di avere anche per il ritiro estivo, magari con dei giocatori acquistati ad hoc per il tecnico riminese e un tesoretto guadagnato dalle comproprietà da risolvere, oltre che dalle cessioni eccellenti. A salvarci, insomma, sarà il bello. A salvarci sarà Delio Rossi. Se poi vi chiamate Plotino e per voi la bellezza non è Delio Rossi, allora non c’è che da darvi ragione. A salvarci, però, sarà pur sempre il bello.

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