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Bologna come Udine: il luogo comune si ripete

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A Bologna è successo ciò che molti temevano, un crollo della Sampdoria dopo le recenti ottime prestazioni: dove sta il problema?

“Bologna è una regola” canta Luca Carboni, una canzone che dipinge perfettamente il rapporto della Sampdoria con il “Dall’Ara”, casa calcistica dei rossobù. Bologna, per i blucerchiati, è ormai una regola nel senso che in casa degli emiliani si perde sempre: è dal 2003 che la Samp non sbanca questo stadio, e le prestazioni degli ultimi anni hanno sempre mescolato prove orripilanti, come quella di ieri o quella di un anno fa, a grande sfortuna, come quando, dopo la rimonta doriana da 2-0 a 2-2, due stagioni fa l’arbitro Fabbri si inventò un rigore che permise al Bologna di vincere a tempo scaduto.

L’aspetto della sconfitta rimediata ieri su cui c’è da riflettere, però, riguarda non tanto la tradizione negativa della Sampdoria in Emilia, ma piuttosto il fatto che è capitato proprio quello che in tanti, conoscendo la squadra, si aspettavano. E’ capitato cioè che la Sampdoria, dopo due grandi vittorie come quella nel derby e quella contro la Juve sia arrivata a Bologna senza la fame che ha contraddistinto le prestazioni precedenti. Anche se Ramirez assicurava il contrario, in Emilia si è vista una squadra che difficilmente avrebbe potuto portare via i tre punti: troppo molle in alcune occasioni, sfortunata in altre, decisivi certamente gli episodi, come ha affermato Giampaolo, però una grande squadra, quale vuole essere la Sampdoria in questo campionato, non dipende dagli episodi, ma se li va a creare, come fatto contro la Juve.

E’ accaduta la stessa cosa che era accaduta ad Udine: vittoria per 2-0 sul Milan, grande delirio ed euforia, ritorno immediato sulla Terra grazie alle quattro reti prese in Friuli. E così ieri pomeriggio. Certo, si tratta di gare che sembrano segnate fin dall’inizio: i tre rigori, di cui il primo completamente regalato, e poi l’espulsione a ridosso dell’intervallo contro i bianconeri e la rete a freddo più l’infortunio di Strinic nei minuti iniziali di gara ieri. Ma, come si diceva sopra, una grande squadra è tale proprio perché sa sopperire agli scompensi creati dalla sfortuna e dalle disattenzioni. Ci sta prendere gol subito, può capitare, ci sta perdere un giocatore, ma non ci si spiega perché staccare la spina subito dopo, creando poco o nulla per di più in 11 contro 10 per un tempo intero.

Si tratta di un problema mentale? Viviano assicura che non esiste un problema in trasferta, Giampaolo dichiara che i punti fuori casa sono 8 perché include il derby nel conteggio: vero, calendario alla mano, ma sappiamo tutti che una trasferta è un’altra cosa, non è giocare a Marassi, nel tuo stadio, con una grossa fetta di tuoi sostenitori. Trasferta è anche e soprattutto lontananza dai propri tifosi, giocare in uno stadio che tifa contro, ma saper comunque esprimere il proprio gioco, la propria idea di calcio. Questo non riesce a fare la Sampdoria: si tratta probabilmente di un problema di continuità, la difficoltà nel mantenere l’asticella dell’attenzione a livelli elevati per un tempo prolungato. Ciò che questa squadra ha bisogno di imparare è, come hanno ripetuto in coro Giampaolo e Viviano, avere equilibrio: solo così si potrà perseguire il sogno europeo. In caso contrario, questa Sampdoria sarebbe semplicemente un caso nemmeno troppo isolato di schizofrenia che non le permetterebbe di ambire al alcun tipo di traguardo prestigioso.

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