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Giampaolo: «Lo sport deve unire, non dividere»

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Giampaolo alla presentazione del libro “Presidenti”: la morte di Astori, il razzismo nello sport e gli stadi come valore di appartenenza

Marco Giampaolo, intervenuto assieme al collega rossoblù Davide Ballardini alla presentazione del libro “Presidenti”, ha toccato tante tematiche dalla tragedia che ha colpito la Fiorentina fino al razzismo che è l’antitesi dei valori di cui lo sport dovrebbe farsi portavoce: «Personalmente non ho mai allenato Astori, ma sto vedendo, dalle testimonianze, che il valore dell’uomo è riconosciuto al di là del valore dell’atleta. Il fatto che il calcio si sia fermato e che la UEFA abbia indetto un minuto di raccoglimento significa che è un uomo che ha trasmesso valori seri a livello di comportamento e di educazione» ha puntualizzato alla stampa presente all’evento.

Un passo avanti per le società di calcio è avere uno stadio di proprietà. Questo determina un salto di qualità notevole, anche se bisogna partire avendo anche centri di allenamento all’avanguardia: «Gli stadi di proprietà, come quello della Juventus sempre pieno di spettatori, per le società rappresenta un business. Per i tifosi ha un valore di appartenenza perché è la loro casa. Per le strutture però siamo indietro. Oggi ci siamo allenati su un campo bellissimo, con l’erba appena tagliata ed è venuto fuori un allenamento di qualità. Se ti alleni su un campo non perfetto ti approcci all’allenamento non nel modo giusto» e sul razzismo, uno dei temi del libro, Giampaolo puntualizza: «Personalmente non mi è mai capitato, né ho mai assistito a episodi di razzismo. I valori forti dello sport sono per unire e associare. Ricordo che mio padre diceva che dovevo andare a fare allenamento con i miei coetanei perchè stavo all’aria aperta e imparavo a stare con gli altri. Pensiamo alle ultime Olimpiadi dove le due Coree si sono unite sotto la medesima bandiera. Spero non capiti mai ma chi vive di sport vi assicuro non respira nessun tipo di differenza di colore e religione che poi sono solo presunte differenze perchè siamo tutti uguali. Sospendere le partite può essere uno dei mezzi per far riconoscere a quella frangia che la sospensione è dovuta ad un atto di inciviltà. Nell’ambito sportivo però, ripeto e parlo per mia esperienza, queste eventuali differenze non ci sono».

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