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Nicolini è netto sulla Sampdoria: «Non c’è un problema di carattere fisico, ma perché non si può cambiare?»

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Enrico Nicolini, ex giocatore della Sampdoria, ha rilasciato delle dichiarazioni sul momento della squadra blucerchiata: le sue parole

Enrico Nicolini, ex calciatore ed ex tecnico della Sampdoria, si è soffermato (come di consueto) sull’andamento della Sampdoria. Ecco le sue parole a Telenord:

«Non credo sia un problema di carattere fisico globale, magari qualche singolo è indietro, ma ad Empoli meno di due settimane fa, ad esempio, hanno giocato un gran secondo tempo di corsa. Il mio cavallo di battaglia è che in settimana prepari la partita sulla base dell’avversario, della condizione fisica, dell’arbitro, del terreno di gioco e tutto quello che vuoi.

Poi però domenica c’è il campo, la partita. Se il primo tempo vedi che non tocchi una palla, con gli avversari che entrano a destra a sinistra, ovunque, con il portiere migliore in campo, perché non cambi qualcosa a livello di modo di giocare? Non dico terzino per terzino, mediano per mediano, punta per punta, proviamo a cambiare il modo di stare in campo. Con il Mantova siamo passati dal 3-5-2 al 4-4-2 al 92’…

Siamo ultimi ed è giusto che siamo ultimi. Per carità, abbiamo preso qualche gol incredibile, ma ogni volta che sembra di vedere un raggio di sole, anziché migliorare si cade sempre. Vinci con il Pescara, pensi di avere la sosta da vivere più tranquillo così da preparare meglio la partita e perdi malamente a Chiavari.

Giochi un buon secondo tempo ad Empoli e poi ti sciogli in casa con il Mantova. Di fondo, non riusciamo a metterci in campo in modo che l’avversario soffra un po’. Basterebbe un po’ di organizzazione di gioco, aggredire quando c’è da aggredire, , rinculare quando c’è da rinculare. Tante squadre giocano con dieci elementi al limite dell’area.

Non dico di passare lì l’intera partita, ma farlo bene, organizzati, non c’è vergogna in questo atteggiamento. Chi è che in questa società ha il carisma per entrare nello spogliatoio e ribaltarlo? Facciamo finta che sia Fredberg.

In Romania, con Mandorlini, che non parlava la lingua, traducevo per lui. volte rientrava negli spogliatoi urlando e sbraitando e io trasferivo il messaggio. Sempre mi chiedeva, ma sei sicuro di star traducendo bene? Il punto è che l’incazzatura è immediata, è diretta, se ti serve qualcuno che passa il messaggio qualcosa si perde sempre, si smorza».

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