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2013

ESCLUSIVA – Paolo Borea: «Vi racconto Mantovani, presidente elegante»

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Ha vissuto il periodo d’oro della Sampdoria con Paolo Mantovani presidente: parliamo di Paolo Borea, direttore sportivo che condusse la squadra blucerchiata ai successi che ancora oggi ricordiamo, con una squadra formata da grandi campioni del tempo. Da Roberto Mancini, giovanissimo, a Trevor Francis. Oggi Borea fa da consulente al Modena, ma si professa sempre lontano dalle logiche del calcio moderno, restando legato agli insegnamenti di Paolo Mantovani, un uomo elegante e probo, dedito a uno stile di vita e di sport che oramai non esistono più. 

A vent’anni dalla scomparsa del Presidente, abbiamo contattato Borea per parlare di quella esperienza, per farci raccontare degli aneddoti e per tracciare un profilo di quella figura che oggi è ancora tanto amata.

 
Vent’anni della scomparsa di Paolo Mantovani e lei ha vissuto gran parte del suo periodo d’oro. Ci può svelare un aneddoto particolare sulla sua gestione e che ci permetta di ricordare il Presidente?
«Ricordo una volta, quando giocavamo in campo neutro, ma non ricordo se in Coppa Italia o Coppa delle Coppe. Avevamo il campo in rifacimento e quindi giocavamo a Cremona: vincemmo e alla fine i tifosi scesero in campo per festeggiare. Mantovani non si trovò d’accordo e si arrabbiò moltissimo e disse che le pecore vanno a brucare l’erba. Quindi i tifosi dovevano restare in tribuna e non scendere in campo. Era una persona che ci teneva moltissimo al comportamento, alla disciplina e a tutte queste realtà eleganti. Tutti in società, dall’allenatore al sottoscritto, con i calciatori, non potevano parlare dell’arbitro e fare commenti sulla direzione di gara: non si poteva dire se c’era rigore o fare polemica. Per Mantovani l’educazione sportiva e il rispetto delle istituzioni e delle regole era fondamentale: oggi non accetterebbe mai tutto ciò che sta accadendo, tra cori razzisti e altro. Ci avrebbe messo un minuto esatto per andarsene dal calcio: era fatto così e ci aveva insegnato questo modo di comportamento». 
 
Mantovani cosa penserebbe della gestione attuale dei diritti tv anche in relazione alla proposta avanzata da Infront e della situazione delle Curve, che ultimamente stanno creando problemi alle società?
«Sulla situazione delle Curve con lui alla Sampdoria non sarebbe mai successo nulla di tutto ciò. I tifosi lo amavano e lo stimavano così tanto che qualsiasi cosa lui avesse detto e qualsiasi imput avesse dato, i tifosi avrebbero fatto senza alcun problema e senza batter ciglio. Se lui avesse dato degli imput di un certo tipo avrebbe evitato e prevenuto qualsiasi problema di questo tipo. Sui diritti tv io posso dire che Mantovani era stimato e apprezzato in Lega: gli avevano anche proposto di diventare Presidente, ma lui non accettò perché voleva occuparsi solo della Sampdoria e della sua salute. Non avrebbe potuto svolgere tutti questi ruoli. Era uno molto ascoltato, però, e la sua presenza in Lega avrebbe fatto sì che queste regole avrebbero avuto dei punti precisi. Non è facile da dire come avrebbe preso questa proposta, ma l’avrebbe sicuramente analizzata con attenzione. Secondo me l’unica cosa essenziale da dire in questo momento per quanto riguarda i diritti tv è che bisogna guardare anche alle squadre più piccole, perché il campionato lo fanno tutte e non solo le grandi: non trovo, quindi, giusto che le grandi squadre prendano cifre superiori e ci sia una ripartizione esclusivamente tra di loro». 

Parlando invece della Sampdoria in maniera generale, come vede la società blucerchiata dopo questo pareggio interno col Torino?
«Non la vedo bene perché vedo una squadra con moltissimi problemi in fase realizzativa. Non ha un attaccante da 15 o 20 gol: Gabbiadini è un ottimo giocatore, ma è per lo più una seconda punta. Vedo che la Sampdoria, così com’è oggi, dovrà soffrire fino in fondo. Mi auguro che essendoci una proprietà di un certo tipo e una società come quella della Sampdoria, oltre che un pubblico che sosterrà sempre la squadra, ci sarà modo di correre ai ripari. Penso che sia una squadra con poca capacità offensiva e fa fatica ogni partita a trovare il gol: riesce a giocare, se la gioca e dà tutto perché è messa bene in campo, ma alla fine i segreti del calcio sono due, ovvero non prendere gol e farli. La Sampdoria non li fa: mi auguro che ci sia modo di correre ai ripari e sono sicuro che con questa società e questa proprietà si decida presto di rimediare».

Una considerazione su un giocatore che le è molto vicino. Francesco Signori, attualmente in comproprietà tra Sampdoria e Modena.
«Francesco Signori a Modena sta facendo molto bene e sta facendo un ottimo campionato. Lui è un giocatore che piace molto alla gente ed è riuscito a conquistare la piazza. In Serie B è un giocatore che va benissimo, alla stragrande, ma in Serie A non saprei: quando c’è da fare il salto di qualità molti giocatori non riescono, quindi non saprei dire se possa arrivare subito nella massima categoria. Utile alla Sampdoria? Penso di sì, ma mi pare che già due anni fa è tornato a Genova senza trovare utilizzo, quindi è tutto da vedere. Non riesco a dare un giudizio così: è un buon giocatore che può stare nella rosa dei blucerchiati, ma dubito possa risolvere i problemi di finalizzazione e realizzativi della squadra. Come caratteristica ne ha una che mi piace moltissimo: sa inserirsi e ha un ottimo tempo di inserimento. A me piacciono molto centrocampisti così. Mi ricordo, tornando ai tempi dei tempi, Jugovic e anche Platt, che fecero in un anno nove gol a testa: lavoravano moltissimo a metà campo, ma quando era il momento di fare gol loro c’erano. Simile a Poli? Andrea è sicuramente più bravo tecnicamente, a me piace moltissimo e Signori deve ancora raggiungerlo».
La vedremo al Memorial Day per Mantovani di domenica prossima?
«Per ora non ho ricevuto alcun invito in tal senso, quindi mi verrebbe da dirle che non ci sarò».
 
Intervista a cura di Edoardo Repetto

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