La domenica con Lei - Questione di tasso tecnico - Samp News 24
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2013

La domenica con Lei – Questione di tasso tecnico

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Il tasso tecnico di una squadra o la qualità, come la si voglia chiamare, nel calcio conta tantissimo. Questo non significa che ogni partita sia già decisa ancora prima di cominciare a favore della squadra tecnicamente più forte. Posso dire però, senza paura di essere smentito, che tanto più la differenza tecnica fra due squadre è ampia tanto più sbilanciato sarà il risultato finale a favore della più forte. In soldoni, escludendo le eccezioni e le partite secche, che possono costituire episodi che rendono il calcio uno sport splendido e imprevedibile, la formazione qualitativamente più forte tende (in un campione di tot partite) ad avere, la maggior parte delle volte, la meglio e questo vantaggio è proporzionato alla differenza fra le due. Poi esiste la Grecia campione d’Europa, la Samp che batte due volte la Juventus nello stesso campionato o il Liverpool che rimonta tre gol al Milan e vince la Champions ai rigori.

Tutta questa premessa, condivisibile o meno, serve per introdurre il concetto fondamentale per analizzare la sconfitta meritata della Sampdoria a Verona: l’Hellas è più forte del Doria ed ha un tasso tecnico generale superiore. Per tasso tecnico si passa dalla percentuale di controlli orientati corretti ai passaggi completati, dai dribbling riusciti alla gestione del ritmo della partita. La Samp, pur non scandalosa nella prestazione, è sembrata semplicemente più debole del Verona sotto tutti i punti di vista. La cosa può far irritare o imprecare ma è così che stanno le cose. Il Verona è più forte della Samp dal punto di vista tecnico e, in una partita sostanzialmente piatta, questo fattore ha sbilanciato il risultato finale a favore degli scaligeri. Non sto parlando di una differenza enorme e non vorrei essere frainteso. La Samp ha avuto il grande demerito di non cambiare mai ritmo in tutti i novanta minuti generando un possesso palla incostante e un contropiede quasi nullo, con il solo Mustafi a fare da baluardo (ancora buona la sua prova). Il 4-4-2 di Rossi è stato praticamente nullo sugli esterni, cioè esattamente dove serviva il cambio di passo. Sulle fasce Gavazzi, solitamente generoso e rampante, è sembrato in grosse difficoltà dal punto di vista fisico (causa infortunio dei giorni scorsi) e Bjarnason, che non è un laterale, non è riuscito a cambiare passo perchè non è dotato di quel cambio marcia che serve per un esterno da 4-4-2. Al centro come al solito bene Obiang e male Krsticic, costante molto preoccupante, e davanti bene Eder e male Gabbiadini, altra regolarità che non fa sorridere. L’ingresso al suo posto di Pozzi, che ha sbagliato i primi cinque o sei palloni toccati in maniera clamorosa, dice tutto sullo stato di forma dell’ex bolognese. I problemi più grossi comunque sono stati in fase difensiva, soprattutto nella ripresa. Se nel primo tempo l’attenzione è stata spasmodica e i lanci, abbastanza inutili, per Toni ben controllati dai due centrali, nel secondo, quando il Verona ha tenuto la palla più bassa variando il suo gioco, le difficoltà sono emerse con continuità. Malissimo soprattutto capitan Gastaldello, sia nella gestione del pallone che nel posizionamento fronte palla. 

La Samp non ha giocato in maniera pessima. La squadra ha fatto il suo compitino, in maniera ordinata nel primo tempo. Fino a che la gara è stata sullo zero a zero nessun problema. Poi, dopo lo svantaggio, non c’è stato alcun cambio di ritmo. Il Doria è stato diligente, ma incredibilmente piatto. Tanti errori tecnici, contropiede nullo (sulle fasce non c’è ne velocità ne dinamismo nel ribaltamento di fronte) e punte molto lontane dalla porta (siamo sicuri che Gabbiadini sia un centravanti?). Il Verona ha vinto questa partita “di status” facendo valere il suo maggior tasso tecnico. La Samp di quest’anno è così, prendere o lasciare. I limiti tecnici sono evidenti e, per ridurre il gap con le squadre più forti, serve grandissimo agonismo ogni partita. Su questo aspetto si può, e si deve, certamente migliorare.

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