Persa una trattativa, guadagnato un alleato: Edoardo Garrone
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Editoriale

Persa una trattativa, guadagnato un alleato

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Edoardo Garrone è sceso in piazza per parlare con i tifosi, per riunirsi alla sua gente, per andare a ruota libera su quella che è la tartassata storia della Sampdoria degli ultimi cinque anni

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12 giugno 2014 – 11 giugno 2019: un quinquennio sotto l’egida di Massimo Ferrero, un lustro per attendere un confronto con Edoardo Garrone e tutte le verità dietro quella cessione che avvenne in pieno silenzio, con una conferenza stampa convocata quasi all’improvviso e con una notizia che aveva dell’inaspettato. Un regalo da parte della famiglia Garrone a Massimo Ferrero, uno sconosciuto per chi non frequentava il mondo del cinema all’epoca, un personaggio che negli anni ha saputo conquistare i rotocalchi e i palcoscenici, che nel suo primo biennio è stata un’istrionica maschera che ha popolato il web e le reti televisive, diffondendo ironia, buffoneria e spesso anche raccogliendo critiche e dissensi. Come d’altronde adesso, con la pazienza dei sampdoriani che ha raggiunto il limite ultimo, tanto da aggrapparsi in maniera speranzosa alla trattativa che avrebbe portato Gianluca Vialli e la sua cordata, gestita da un fondo, alla presidenza della Sampdoria. Però la trattativa ora è saltata e Garrone ha deciso di scendere in piazza per dire la sua, finalmente, dopo tanti anni.

L’intervento di Garrone al microfono di Bosotin, che per una sera si è sostituito a noi giornalisti allestendo un vox populi sincero e un flusso di coscienza autentico, ha finalmente messo la parola verità su alcune delle teorie che da anni ci portavamo dietro. L’aver effettivamente trattato con Antonio Romei la cessione della Sampdoria, il fatto che i conti della Sampdoria siano realmente sani, la conferma del non definitivo allontanamento di Garrone dall’ambiente, restando con un alone di consigliere nel momento in cui è stato necessario eleggere due nuovi amministratori del CdA del Doria. Contestualmente, però, è arrivata una grande verità dalla bocca dell’ex presidente, legata espressamente alla trattativa che per ora è saltata, da nota stampa ufficiale diffusa da York Capital: nel caso in cui Ferrero non dovesse cedere, a rimetterci sarebbe soltanto lui.

D’altronde, seguendo un ragionamento che tutti noi abbiamo fatto almeno una volta in questi anni, avendola ricevuta in regalo, rivendere la società anche solo a 50 milioni sarebbe un ottimo guadagno, un introito inaspettato in una carriera cinematografica che non ha portato a nessun grande successo, né economico né artistico. Certo è che se da un lato Commisso ha acquistato la Fiorentina per 170 milioni di euro, la Sampdoria non dovrebbe essere ceduta a meno di 120 milioni di euro: ragioniamo per sommi capi, in maniera spannometrica, senza alcuna velleità di voler essere degli improvvisati economisti in grado di effettuare una valutazione di una società solo guardandone la rosa, le strutture e i bilanci. Che l’offerta del gruppo di Vialli non fosse quindi in linea con quello che ci saremmo aspettati è abbastanza palese, ma dall’altro lato, va da sé, qualsiasi cifra sarebbe potuta andare bene a Ferrero, che non ha speso un euro per avere la Sampdoria. Purtroppo dall’altro lato c’è un proprietario, che ha il diritto e il dovere di decidere ciò che è meglio per sé, senza preoccuparsi minimamente dell’opinione pubblica o di quello che dicono i tifosi: i sampdoriani potranno andare avanti all’infinito nel contestare Ferrero, ma finché lui sarà il proprietario, sarà lui che potrà decidere. Nel frattempo, però, se la Sampdoria ha attirato su di sé le mire di fondi d’investimento pronti a spendere tali cifre, è solo grazie a Ferrero: come detto quindi anche da Garrone, un merito bisogna darglielo. Come anche quello di averci portato a credere nell’Europa quest’anno, allestendo una squadra che, nonostante tutto, ha fatto il suo dovere.

Ora Ferrero si trova senza una trattativa e senza un allenatore: sta inseguendo il sogno chiamato Di Francesco, ma intanto ha perso il tecnico che si era detto disposto a restare alla Sampdoria a patto che ci fosse stato un progetto vincente, in grado di costruire qualcosa che avesse un seguito e non che si fermasse alla semplice plusvalenza. L’addio di Giampaolo, infatti, è una sconfitta per questo progetto nel quale credevamo tutti, ma l’arrivo di Di Francesco, che chiede un ulteriore progetto a lungo termine, di almeno due anni, potrebbe risollevare un po’ gli animi. Nel frattempo è indubbio che la mancata cessione abbia aperto una ferita abbastanza grande e abbia distrutto la speranza dei tifosi, che ci tenevano come non mai: Ferrero non ha voluto lasciare ciò che gli appartiene di diritto, la presidenza, e l’ha fatto per il solo voler ottenere più soldi possibili da questa cessione. Dubito che l’abbia fatto per amore della Sampdoria, una squadra della quale non conosce la storia, della quale ha denigrato la città di appartenenza e anche i cittadini, di conseguenza i tifosi. Non ha fatto niente per farsi volere bene, Ferrero: questo è indubbio. Dopo la maschera divertente dei primi due anni, il divertimento è finito, è scemato, è sparito. Ora c’è solo il fastidio, per non dire qualcosa di ancora più cattivo e di assolutamente inadatto a un ambito sportivo.

L’11 giugno 2019, praticamente la vigilia del quinto compleanno della Sampdoria di Ferrero, è un giorno che non dimenticheremo facilmente: è fallita la boccata d’aria, ma abbiamo guadagnato un nuovo alleato, ossia Edoardo Garrone. Una persona che da troppi e per troppo tempo è stata denigrata e offesa, perché questo è il destino di tutti nel calcio, indistintamente. Difficile pensare, a oggi, che un giorno anche Ferrero possa essere accolto allo stesso modo di Garrone da un drappello di tifosi capitanato da Bosotin, ma sarebbe indubbiamente curioso se questa cosa dovesse realmente accadere in futuro. Intanto sarebbe stato indubbiamente affascinante scoprire cosa Vialli avrebbe potuto fare alla Sampdoria: l’offerta c’era, le intenzioni anche, ma il programma e il business plan sarebbe stato tutto da vedere. Ai posteri, come sempre, quella sentenza che è un sacco ardua. Soprattutto qui.

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