Ultras Tito: «Oggi restiamo in silenzio» - Samp News 24
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2014

Ultras Tito: «Oggi restiamo in silenzio»

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Restano in silenzio, seppur scrivendo, gli Ultras Tito Cucchiaroni, che ieri pomeriggio hanno consegnato ai tifosi in occasione della sfida col Napoli un volantino con cu scritte le impressioni dopo i fatti di Roma tra la tifoseria azzurra e quella giallorossa: «Come ultras abbiamo sempre cercato di andare oltre lo dice la parola stessa. Oltre il conformismo, oltre le interpretazioni di comodo. Amiamo affrontare a viso aperto fini battaglia in cui crediamo. Non ci tiriamo indietro, mai. Per questo non abbiamo molte facce, ma solo una. La stessa che un giorno viene applaudita per un gesto solidale, e il giorno dopo sbattuta in prima pagina come un cancro da estirpare. Siamo noi, sempre gli stessi noi. Da sabato siamo tornati quelli cattivi, da bandire dagli stadi. Fino a sabato eravamo gli unici in grado di portare avanti un’idea diversa in un calcio alla deriva. Cosa è successo sabato? Tante cose, di cui ancora nessuno ha però capito il vero senso. La più grave: qualcuno ha sparato, qualcuno è rimasto a terra e lotta per salvarsi. Colpevoli? Dinamiche? Ad oggi non si sa, e probabilmente non interessa saperlo. Interessa invece dire che il calcio è in mano agli ultras, che vanno annientati. Parole che suonano come già sentite altre volte. Ma allora chi ha sparato era un ultras? Non si sa. E quel ragazzo a cavalcioni sulla vetrata dell’Olimpico, uno talmente spregevole da non meritare nemmeno di essere chiamato col suo nome, ha violato fiumi di leggi? No, ma alla fine lui e Hamsik si sono parlati oppure Hamsik e tutta la Digos hanno preso ordini? Non si sa. Tanti, troppi non si sa. L’unica cosa che si sa è che gli ultras vanno eliminati, gli striscioni vietati, che serve il pugno di ferro e tolleranza zero. Che dovranno pagare un prezzo per qualcosa… Che ancora non si sa! Il nesso ci sfugge, e nessuno lo ha ancora chiarito. Pronti a rispondere a questo ennesimo scempio del diritto di noi cittadini-tifosi, esprimiamo la nostra vicinanza ai ragazzi colpiti e alle loro famiglie. Le pallottole non fanno parte e non ne hanno mai fatto, del nostro mondo. Una parola di solidarietà e rispetto per gli ultras napoletani. Pochi, forse nessuno, di quelli che hanno pontificato in questi giorni si è reso conto di quello che questi ragazzi hanno saputo gestire. Sono le nostre ultime parole oggi. Oggi restiamo in silenzio, per rispetto di chi è in un letto di ospedale e di chi è stato una settimane sulle prime pagine dei giornali».

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