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2013

La domenica con Lei – Perdendo a testa alta (purtroppo) non ci si salva

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Lo sconforto e il disfattismo che leggo e ascolto nei recenti post partita della Sampdoria sono ugualmente esagerati rispetto ai qualunquismi positivi e rasserenati di coloro che non amano pareri negativi e si mascherano dietro al fatto che tifare la Samp significa soffrire (altrimenti si doveva scegliere un’altra squadra per cui fare il tifo) e che bisogna farlo sempre e comunque. Tutto giusto: il Doria è una fede, non un’amore di comodo. Ma cosa c’entra tutto questo con l’aspetto tecnico-tattico, caratteriale di questa squadra? Come si può essere soddisfatti di un inizio di campionato così terribilmente modesto? E non è una questione di calendario (Hellas Verona con otto punti docet) o di moduli ma prettamente tecnica. Non dico che la squadra è scarsa e che non può migliorarsi perchè sarei fuori luogo oltre che per nulla preparato in termini calcistici. Dico che al momento non siamo nulla di più di quello che si vede perchè, Derby a parte, la squadra lotta e si danna l’anima ogni maledetta domenica. Il mercato estivo non ha dato in dote a Rossi una rosa pronta subito, per usare un eufemismo, ed è piena zeppa di scommesse che necessiteranno di tempo per avere o meno un compimento. Il problema è che il tempo scorre inesorabile,punti se ne fanno pochissimi e le tensioni aumentano sempre di più. Non è una questione di pessimismo o disfattismo ma trovo quantomeno strano essere rasserenati da sconfitte come quella contro la Juve (zero tiri verso Buffon) o quella di ieri contro la Roma in cui abbiamo tirato pericolosamente una sola volta con Gabbiadini assistito da Borriello. 

Perdere con la Roma, specialmente nel momento di forma in cui si trova, ci sta, non fraintendiamoci. Sono d’accordo con quanti dicono che il 4-4-2 abbia giovato alla Samp, dimostrando che Delio è vivo e carico. Bene ancora sia Wszolek che Gavazzi che l’intensità del primo tempo. La Roma di Garcia ha fatto una partita diligente (ma non trascendentale) e il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio: vero anche questo. Ciò nonostante la Samp perde la terza gara consecutiva casalinga e raschia il fondo della classifica. I sofismi e le riflessioni che riguardano il perdere “a testa alta” lasciano il tempo che trovano perchè qui occorre trovare una quadratura al più presto perchè se è vero che “vincere aiuta a vincere” è anche vero il contrario.

Analizzando nel dettaglio l’aspetto tecnico tattico il 4-4-2 ha permesso al Doria di coprire meglio il campo, togliendo spazi alla Roma e cercando, non con grande concretezza e continuità va detto, il contropiede. La linea difensiva ha mostrato lati positivi e lati estremamente negativi. I terzini, Costa e De Silvestri, hanno lavorato molto bene in fase di copertura e di proposizione offensiva, motivati dai diretti avversari (Gervinho e Marquinho) e parzialmente deresponsabilizzati nella fase propulsiva visto la presenza di Gavazzi e Wszolek avanti a loro. I centrali, Gastaldello e Mustafi, hanno pasticciato a ripetizione nella fase di disimpegno più che di copertura (il solo Borriello da controllare). Il capitano è in un momento di flessione evidente mentre il tedesco non è quasi mai pienamente convincente. Gli errori in fase di impostazione dei due centrali sono stati molto marcati a causa del cattivo funzionamento del duo di centrocampo Obiang-Krsticic con lo spagnolo questa volta peggio del serbo. I due giovani mediani hanno faticato tantissimo anche ieri e non solo per l’inferiorità numerica rispetto ai giallorossi (a tre con De Rossi, Pjanic e Strootman). Entrambi faticano, una volta entrati in possesso palla, nella gestione del pallone e nel far ripartire l’azione. Lo spagnolo, bravo nel dribbling, e il serbo, bravo in progressione, hanno difettato non poco nei controlli di palla e nel “sentire” la propria posizione in campo rispetto all’avversario. Cresceranno, non c’è dubbio in questo, ma è altrettanto vero che le loro prestazioni discontinue hanno, al momento, effetto domino per l’intero assetto di squadra. Il risultato è che il Doria controlla raramente la partita ed è costretta ad abbassare gli attaccanti o a far impostare i difensori, generosi ma non proprio artisti coi piedi. Come già detto sugli esterni sia Gavazzi che Wszolek hanno fatto molto bene, nonostante non siano raffinatissimi (soprattutto l’ex vicentino) tecnicamente. Di sicuro la partita di ieri è stata quella in cui il Doria ha sfruttato meglio le fasce laterali. Gli inserimenti di Bjarnason (per me non è un esterno) e Barillà hanno dato davvero poco anche perchè dopo il gol di Benatia c’è stata poca reazione di spinta dei blucerchiati. Proprio a proposito del gol del difensore giallorosso va detta una cosa: tutti fermi come paletti, Da Costa incluso. In attacco Gabbiadini e Sansone si sono mossi tantissimo ma si sono trovati poco e, cosa peggiore, hanno trovato ancora meno la porta di De Sanctis. Ora dire che manca un centravanti di peso mi pare esagerato, anche perchè nella rosa ci sono (Pozzi e Petagna). Il fatto è che, sfiancandosi in fase difensiva e muovendosi all’indietro per ricevere palla, spesso non c’è la giusta lucidità negli ultimi venti metri. 

La Samp di ieri ha lottato, non c’è dubbio. Ha giocato sicuramente la miglior partita dall’inizio del campionato e ha affrontato una squadra più forte e più in forma. Il fatto è che si è tirato una sola volta in porta con pericolosità e che non basta per far punti ne con la capolista ne con altre squadre della serie A. L’anno scorso con Roma e Juventus la Samp ha fatto dieci punti, quasi un quarto dei totali. Non è vero che il Doria è già in serie B ne che non possa migliorare da qui in avanti. Bisogna muovere la classifica quanto prima perchè perdendo “a testa alta” si fanno comunque zero punti e nessuno ci trova consolazione. Ventimila abbonati che in casa non fanno mai festa, pessimisti o ottimisti che siano, non vanno bene. Per salvarsi c’è bisogno, soprattutto, di loro.

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