Sampdoria, pioggia e blackout. Ma uno spiraglio di luce illumina la 10
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Editoriale

Sampdoria, pioggia e blackout. Ma uno spiraglio di luce illumina la 10

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La Sampdoria saluta il 2020 con una sconfitta tra errori, sfortuna e cali mentali. Ma che bello rivedere la 10 di Keita

Un 2020 strano non avrebbe potuto concludersi senza una partita strana. La vittoria del Sassuolo ha confermato le innumerevoli lacune con cui la Sampdoria ha dovuto convivere nell’arco dell’anno solare. Quelle stesse disattenzioni che compromettono inesorabilmente il risultato, macchiano una buona prestazione e feriscono l’orgoglio di chi lotta con ferocia per regalare un sorriso alla propria gente.

A proposito di regali (non c’è periodo più azzeccato). I blucerchiati hanno concesso alla squadra di De Zerbi il primo gol dopo neanche due giri di lancetta; successivamente una doppietta targata Caputo-Berardi, che ha annullato il lampo di Quagliarella prima dell’ora di gioco; infine hanno confezionato con tanto di fiocchetto i tre punti destinati agli avversari, i quali in superiorità numerica nel loro momento peggiore non hanno fatto altro che gestire il risultato e lasciar trascorrere gli ultimi scampoli del match. Peccato, come ha detto Ranieri, perché senza il blackout di due minuti e un pizzico di fortuna in più il binario avrebbe portato a qualcosa di buono e concreto.

Al di là della sorte, a influire molto sulla partita è stata la mano dell’uomo. Dell’arbitro, in particolar modo, non richiamato dal VAR per verificare se l’espulsione comminata a Keita fosse corretta. Certamente l’errore ricade anche sulle spalle dell’attaccante, che avrebbe potuto intervenire su Traore con minor foga. Ma va bene così, un’altra giornata di stop per l’attaccante farà poca differenza. Finalmente anche i tifosi hanno ammirato la 10 blucerchiata, brillante di luce propria e riposta nell’armadietto a Bogliasco per tanto, troppo tempo tra Coronavirus e infortuni. Keita ha messo in campo un’inaspettata voglia di (stra)fare, è salito in cattedra e, in venti minuti, ha creato più di quanto abbiano fatto alcuni suoi compagni in quattordici giornate di campionato. La miglior forma di rispetto nei riguardi del prestigioso numero di maglia, nonché di allenatore, compagni, società e tifoseria.

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