67 anni e non sentirli: auguri Unione Calcio Sampdoria - Samp News 24
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2013

67 anni e non sentirli: auguri Unione Calcio Sampdoria

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Chissà com’è, cara Sampdoria, spegnere 67 candeline ed essere sempre più bella, ogni anno che passa. Dal giorno della tua fondazione, il 12 luglio 1946, hai tutto quello che una squadra di calcio deve avere. 

La gloria è un fatto di pelle. E ne avevi tanta, fin da quando tiravi i primi vagiti. Lo hanno capito tutti i pezzi grossi del calcio di allora, visto che hanno deciso di inserirti alla prima assoluta in Serie A. Poi hai voluto subito mettere le cose in chiaro a livello cittadino. Non a caso hai portato a casa il primo (nuovo) derby della Lanterna, battendo per 3-0 il Genoa. Ci volle un po’ di tempo per vederti grande. Supremazia cittadina a parte, la gloria si acquisisce in Italia ed in Europa. Si parte dal primo dei tre quarti posti, arrivato nel 1970/71 grazie alle reti di Brighenti e Cucchiaroni. Poi il decennio d’oro (1984-1994) targato Paolo Mantovani, capace di portare a Genova l’élite degli artisti del pallone: Vialli, Mancini, Pagliuca, Pellegrini, Cerezo, Vierchowod ti presero per mano e per la prima volta ti portarono sul tetto del continente, nel 1990. Per ricoprirsi di gloria non restava che alzare al cielo di Marassi il primo Scudetto, arrivato due anni dopo sempre con quel mostro di Boskov in panchina. 

Stile: signori si nasce, diceva Totò. Si dimostra di averlo con le vittorie ma anche e soprattutto con le sconfitte. Non sempre sono state rose e fiori: la finale di Coppa dei Campioni e quella di Coppa delle Coppe lasciate al Barcellona, le retrocessioni che si sono alternate negli anni. Ecco è in quei momenti che si dimostra di avere stile. Poi con Paolo Mantovani eri in una botte di ferro: «Dal primo giorno ho sempre applaudito tutti i gol che la Sampdoria ha subito. Non lo faccio per show ma perchè il gol rappresenta l’essenza di questo gioco». O ancora: «Soltanto le capre brucano l’erba», rimprovero ai suoi stessi tifosi dopo una pacifica invasione di campo a Cremona. Rispetto, educazione e lealtà sportiva furono i capisaldi che contraddistinsero lo stile Sampdoria portato avanti al successore designato di Mantovani, Riccardo Garrone. 

Sampdoria vuol dire appartenenza, sentirsi parte di una grande famiglia. Sono passati gli anni, 67 per l’appunto, e si sono alternate proprietà e giocatori ma il minimo comune multiplo è rimasto sempre lo stesso. Un’isola felice, un qualcosa di unico del panorama calcistico italiano. Ci aveva visto lungo l’indimenticato Paolo: «Il più grande patrimonio della Sampdoria sono i suoi tifosi». Proprio loro che non ti hanno mai abbandonato, trattandoti da vera regina con la corona sulla testa. Sono loro che hanno scritto la storia assieme a te. Quelle 20.000 anime che non smetteranno mai di alzare in alto il tuo vessillo, in ogni campo in cui giocherai. 

Non ci resta che alzare i calici, brindare alla tua bellezza che migliora ogni anno che passa. Auguri Unione Calcio Sampdoria, maestra di vita, amica di sempre. 

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